I monitoraggi nell'AMP Capo Carbonara (parte 1)

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I monitoraggi nell'AMP Capo Carbonara (parte 1)

Il coralligeno

Nell’ambito delle politiche ambientali l’Area Marina Protetta “Capo Carbonara” (AMPCC) attua gli obiettivi definiti dalle Direttive Quadro Acque (WFD, EC, 2000) e Strategia Marina (MSFD, EC, 2008) mettendo in atto programmi di monitoraggio indirizzati a specie (Pinna nobilis, Paracentrotus lividus, fauna ittica) e habitat target (coralligeno, praterie di Posidonia oceanica, fondi a maerl/rodoliti).

Le Direttive Quadro Acque (WFD, EC, 2000) e Strategia Marina (MSFD, EC, 2008) mirano a mantenere e migliorare lo stato ecologico delle acque marine costiere e considerano la valutazione dello stato ecologico delle aree costiere un primo passo per pianificare strategie di gestione idonee a prevenire ulteriore deterioramento ambientale.

Con il termine coralligeno si indicano costruzioni sommerse strutturate ad opera di organismi viventi (biocostruzioni) con dominanza di alghe rosse calcaree (Corallinales) e in misura minore dai resti fossilizzati di coralli, alghe, molluschi e altra vita marina fissa che formano un paesaggio marino molto complesso in struttura, relazioni e sviluppo di molteplici associazioni animali e vegetali.

La caratterizzazione dei popolamenti coralligeni di parete è stata effettuata per la prima volta nel 2012 nell’ambito delle indagini sull’habitat 1170 - Scogliere ai sensi della Direttiva Habitat per il Monitoraggio habitat e specie nel Sito di Importanza Comunitaria (SIC) a mare ricadente nell’AMPCC.

Quest’anno il campionamento è stato riproposto ed effettuato nelle stesse località identificate in precedenza, S. Caterina, Isola dei Cavoli, Isola di Serpentara e in ciascuna sono state selezionate le stazioni (pareti) dove compiere i rilevamenti visivi su superfici di misura nota.

L’analisi delle fotografie, al tempo, consentì di stimare la qualità ecologica del coralligeno, identificare i popolamenti macroalgali e l’abbondanza di gorgoniacei (Paramuricea clavata, Eunicella singularis, E. cavolinii) che lo costituiscono, con evidenza sulle principali criticità: presenza di feltro algale, mucillagine, Caulerpa cylindracea, lenze abbandonate.

I risultati ottenuti nel 2012 hanno mostrato che i popolamenti coralligeni sono ben stratificati e diversificati; la qualità ecologica è risultata alta in tutta l’area con valori più bassi dell’indice riscontrati nella secca di S. Caterina legati alla copertura di feltro algale.

Le osservazioni che si produrranno con il monitoraggio appena conclusosi, consentiranno di analizzare la situazione presente e confrontarla con quella passata in modo da costruire una serie temporale e spaziale utile a monitorare lo stato di questa biocenosi.