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All'interno dell'Area Marina Protetta sono presenti alcune tra le specie ittiche tipiche dei mari della Sardegna, tanto dei fondali rocciosi, predominanti nell'area, quanto di quelli più sabbiosi dai polpi ai crostacei, saraghi, triglie, dentici, ricciole, capponi, murene, cefali, orate, corvine e tanto altro. Le isole, gli isolotti, le coste rocciose, i sentieri costieri, le spiagge e le zone umide di Villasimius sono inoltre ambienti molto importanti per la biodiversità animale che ospitano: sono infatti l'habitat ideale di molte specie di uccelli, rettili, anfibi. Le coste rocciose, ripide e verticali, sono il luogo ideale per la riproduzione di molti uccelli, soprattutto per la difficoltà di accedervi in quanto garantiscono una buona protezione dalle varie specie di predatori, fra cui l'uomo stesso.
FAUNA MARINA
Pinna nobilis- Nacchera
È il mollusco più grande del Mediterraneo, può raggiungere i 90-100 cm di lunghezza; ha una conchiglia di forma triangolare, allungata, con due valve uguali. Produce il bisso, una sostanza proteica che si presenta in filamenti tramite il quale si ancora al substrato. Esternamente la superficie delle valve è solitamente incrostata e di colore bruno, mentre l’interno si presenta di colore rossastro e madreperlaceo. Si nutre per filtrazione delle particelle alimentari presenti in acqua; spesso ospita al suo interno piccoli crostacei come granchi e gamberi. È endemica del Mar Mediterraneo, nel SIC marino di Villasimius e abbondante; spesso situata in mezzo alle praterie di Posidonia oceanica, da pochi metri fino a 40 di profondità.
Si tratta di una specie minacciata dalla raccolta per il collezionismo e raccolta illegalmente per molto tempo., oltre che da tutte quelle minacce che interessano il suo habitat principale, cioè la prateria di posidonia: reti a strascico, inquinamento, ancoraggio e dalla presenza di un nuovo microrganismo parassita, il protozoo Haplosporidium pinnae. Dal 2016, tale parassita ha provocato in tutto il bacino occidentale una grave moria portando alla quasi totale scomparsa della specie. Il protozoo colonizza l'apparato digerente del mollusco, fino ad indebolire progressivamente la vittima e provocarne il decesso.
Nel 2019 lo stato di conservazione di Pinna nobilis nella lista rossa della IUCN (International Union for Conservation of Nature) è stato aggiornato a “Critically Endangered” anche a causa della presenza di tale parassita. Nel 2020 in seguito all’attività di monitoraggio svoltasi per capire lo stato di salute di questo mollusco, si è purtroppo riscontrata una mortalità pari al 100%.
Paracentrotus lividus -Riccio di mare
Paracentrotus lividus è un riccio di mare comune lungo le nostre coste; il corpo si presenta tondeggiante, con simmetria pentaraggiata (5 sezioni disposte intorno ad un asse centrale), interamente rivestito di uno scheletro calcareo munito di grossi e lunghi aculei mobili. La colorazione varia dal viola al marrone al verdastro, con svariate sfumature. Per spostarsi sui substrati rocciosi usa aculei e pedicelli dotati di estremità a ventosa. Gli spostamenti avvengono preferibilmente di notte, poiché la luce del sole lo infastidisce. Si nutre di alghe ma anche di piccoli animali e spugne, ed è tra i pochi organismi in grado di cibarsi direttamente delle foglie di posidonia principalmente nelle ore notturne. Anche se vive nelle zone meno profonde e quindi più luminose ha bisogno di ombra e quindi si ricopre con pezzetti di posidonia, sassolini e conchiglie, che vengono trattenuti con i peduncoli a ventosa. Il riccio di mare ha sessi separati, e non è possibile distinguere il maschio dalla femmina dall’esterno. È molto comune in tutto il Mediterraneo e nell’Atlantico orientale, dalla Scozia alle Canarie; spesso situato in mezzo alle praterie di Posidonia oceanica, da pochi metri fino a 40 m di profondità.
Si tratta di una specie minacciata dall’eccessiva raccolta per alimentazione (regolamentata) oltre che da tutte quelle minacce che interessano il suo habitat principale come l’inquinamento.
Dendropoma petraeum- Dendropoma
Il dendropoma è un mollusco gasteropode sessile che vive ancorato saldamente alle rocce. Si caratterizza per la conchiglia a forma di tubo sottile di 2-5 mm di diametro, color grigio fumo tendente al viola con l’interno nero perlaceo, che ogni individuo attorciglia irregolarmente attorno ad altri esemplari formando delle colonie anche di grandi dimensioni. Vive lungo la costa nella zona mesolitorale e per questo motivo possiede un opercolo corneo che chiude la conchiglia nei periodi di emersione, durante l’alternanza dei cicli di marea. Si nutre intrappolando, con l’ausilio di sostanze mucillaginose vischiose, piccoli organismi e detriti contenuti nell’acqua che filtra per mezzo di ciglia.
È anche lui endemico del Mediterraneo, distribuito soprattutto nella parte centrale e orientale. Nel SIC a mare di Villasimius è comune, abbondante presso Santa Caterina, l’Isola dei Cavoli, l’Isola di Serpentara e i Variglioni. Il dendropoma è presente nei litorali sulle rocce esposte alle onde e alle maree fino a 1,5 m di profondità. E responsabile della costruzione di particolari strutture di origine organica dette “trottoir a vermeti” (trottoir significa “marciapiede”), dette anche “piattaforme a vermeti”, E una specie molto sensibile alla presenza di acque inquinate e agli impatti meccanici di natura antropica, la sua presenza è considerata un indicatore della buona qualità delle acque marine costiere.
Eunicella cavolini - Gorgonia rossa & Paramuricea clavata - Gorgonia gialla
Le gorgonie sono invertebrati bentonici dalla struttura ramificata e piatta, ricoperta da tessuti molli. Sebbene la forma delle gorgonie possa far pensare ad una pianta, in realtà sono animali marini a tutti gli effetti. Le gorgonie sono anche denominate “ventagli di mare” proprio per la loro forma caratteristica e ben riconoscibile.
In AMPCC sono due i tipi di Gorgonia presenti: la Gorgonia gialla - Eunicella cavolini e la Gorgonia rossa - Paramuricea clavata.
La prima presenta una forma arborescente di colore giallo e più raramente arancione, presenta ramificazioni orientate su uno stesso piano e perpendicolari alla direzione delle correnti, flessibili e leggermente verrucose, spesso disposte a forma di ventaglio.
La gorgonia gialla può raggiungere l’altezza massima di 50 cm. Vive in zone con illuminazione non troppo intensa e presenza di correnti. Il nutrimento avviene con la cattura da parte dei polipi
di organismi planctonici sospinti dalle correnti.
Le gorgonie rosse presentano anch’esse dei rami flessibili, irregolari e posti a ventaglio su uno stesso piano perpendicolare alla corrente dominante. La colorazione varia dal rosso più o meno intenso al viola al giallo, possono raggiungere dimensioni di oltre 1 metro di altezza. Sono specie molto fragili con accrescimento lento, circa 3 cm ogni anno e sono considerate indicatori biologici dell’ecosistema marino.
Vivono preferibilmente in fondali rocciosi inclinati da 20 a oltre 100 m di profondità. L’inquinamento e l’innalzamento della temperatura del Mediterraneo possono essere la concausa della moria delle coloni, insieme all’attività subacquea o la mucillagine.
Nel SIC marino di Villasimius sono comuni, localmente abbondanti su pareti a strapiombo e su bioconcrezioni coralligene della secca di S. Caterina, dell’isola dei Cavoli e dell’Isola di Serpentara e sui variglioni.
RETTILI
Nell’AMPCC si possono avvistare tre specie di tartarughe marine, la più conosciuta la Caretta caretta, è l’unica regolarmente presente e frequente nel bacino occidentale anche per il fatto che si riproduce lungo le coste, comprese le nostre (diverse sono state le nidificazioni in Sardegna con un numero pari ad 11 nidi nell’anno 2021). Altre specie che si possono ritrovare, anche se con meno frequenza, sono la tartaruga verde (Chelonya midas) e la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea). Sono rettili adattati perfettamente a trascorrere la loro vita in acqua, possiedono polmoni e quindi emergono in superfice per respirare. Possiedono una forma idrodinamica idonea al nuoto che gli permette di compiere notevoli spostamenti e lunghe migrazioni, questo ne determina un’alimentazione differente in base ai diversi stadi vitali e nei diversi ambienti che attraversano, sono ghiotte di meduse, spugne, molluschi e crostacei.
Criticità:
>> >> I tuoi occhi vedono la differenza, quelli della tartaruga no!
Le principali minacce a cui sono sottoposte le tartarughe sono in prevalenza di origine antropica, la cattura accidentale negli attrezzi da pesca è considerato uno dei maggiori pericoli per la loro sopravvivenza!
Oltre questo l’inquinamento da plastiche in mare può danneggiare questi organismi in quanto entrano facilmente a far parte della loro alimentazione, la trasparenza e la morfologia di questi inquinanti viene scambiata per meduse, loro cibo abituale. Da non sottovalutare inoltre le problematiche legate all’ingestione di lenze, collisioni con le navi ed imbarcazioni. Le fonti luminose allo stesso modo disturbano sia gli esemplari adulti che raggiungono la spiaggia per deporre le uova ma possono anche disorientare i piccoli alla nascita durante la corsa verso il mare.
L’AMPCC collabora alla conservazione e protezione delle tartarughe e dei mammiferi marini all’interno della Rete Regionale per la Conservazione della Fauna Marina.
MAMMIFERI
I mammiferi marini sono mammiferi che, nel corso dell’evoluzione, si sono adattati all’ambiente acquatico sviluppando pinne e specifiche caratteristiche idrodinamiche che ne consentono la vita all’interno dei mari. Tra i mammiferi nell’Area Marina Protetta Capo Carbonara, oltre alla frequente presenza dei tursiopi, si avvistano balenottere, capodogli e stenelle, inoltre qualche anno fa è stato avvistato un esemplare della rarissima foca monaca (Monachus monachus). La loro presenza è un ulteriore conferma di acque incontaminate e di un habitat specifico che molte specie scelgono per la riproduzione, la crescita ed il nutrimento.
Tursiops truncatus - Tursiope
Ha una corporatura possente (2.5 mt di lunghezza ed un peso compreso tra 275-350 kg). Ha una colorazione tipicamente sul grigio nel dorso e grigio chiaro sui fianchi ed una colorazione biancastra sul ventre. Ha una corporaura tozza e massiccia, una pinna dorsale alta e falcata (con una base ampia) ed un rostro corto e tozzo. Vive perlopiù in ambiente costiero, viene avvistato solitamente in aeree che non superano i 100.150 metri. È un animale socievole e curioso e spesso segue la rotta delle imbarcazioni con dei splendidi salti.
>> Curiosità: lo sai che la pinna dorsale dei delfini rappresenta la loro impronta digitale? Attraverso l’identificazione della pinna dorsale del singolo animale si possono ottenere informazioni sulle dimensioni della popolazione, distribuzione, struttura sociale, tasso di riproduzione e uso dell'habitat. La pinna infatti presentando una pigmentazione unica per ogni singolo animale, graffi, cicatrici è la chiave per poter identificare un esemplare rispetto ad un altro!
Stenella Courealba - Stenella Presenta una corporatura più snella e siluriforme, possiede una lunghezza media di 2.5 mt ed un peso di 80-100 kg ed una colorazione particolare: grigio-bruno o blu scuro sul dorso e bianca sul ventre, possiede un tipico disegno a fiamma che si trova sui fianchi. Nel Mar Mediterraneo vive prevalentemente in mare aperto (specie pelagica) e spesso si incontra in gruppi di molti individui. Possiedono inoltre delle straordinarie abilità acrobatiche. Le stenelle sono giocherellone e vivaci, fanno dei salti e schizzi visibili: spesso si avvicinano alle imbarcazioni per giocare in prua o sulle onde di scia. È un animale pelagico, avvistato solitamente in zone
Balaenoptera physalus - Balenottera comune
La balenottera comune, il cetaceo più grande ed unico misticete presente nel Mar Mediterraneo, rientra all'interno della lista rossa della IUCN come specie “vulnerabile”. Le maggiori minacce per questo animale sono le collisioni con le grandi navi, l'inquinamento chimico, acustico e da rifiuti marini, che potrebbero accidentalmente ingerire mentre si alimentano.
La balenottera preferisce vivere in mare aperto e in acque temperate o fredde ma, per nutrirsi, può anche spingersi vicino alle coste. Può raggiungere 24 metri di lunghezza e 50 tonnellate di peso. Il suo profilo è affusolato ed idrodinamico. Il dorso del capo è diviso in due parti da una cresta che arriva fino allo sfiatatoio costituito da due aperture. Il soffio della balenottera è dritto e può raggiungere anche i 6 m di altezza. È priva di denti ma dotata di fanoni, attraverso i quali riesce a filtrare ed espellere una grande quantità d'acqua, dopo aver inghiottito banchi di piccoli pesci o abbondante plancton. Le emissioni vocali della balenottera comune sono caratterizzate da ronzii, strilli acuti e da lamenti profondissimi e lunghi, percepiti anche a notevoli distanze.
I suoni più acuti sono utilizzati per comunicare tra esemplari vicini mentre quelli simili a brontolii sono emessi in situazioni di pericolo. Infine, i suoni emessi involontariamente durante l'alimentazione della balenottera sono legati agli spostamenti veloci che essa compie per catturare le prede.
Physeter macrocephalus - Capodoglio
Il capodoglio è il più grande tra gli Odontoceti, di colore uniforme tendente al grigio scuro, corpo tozzo e pelle rugosa presenta un capo pronunciato dovuto alla presenza dello spermaceti (una sostanza cerosa importante per l’animale per l’ ecolocalizzazione, protezione e controllo del galleggiamento). È capace di effettuare immersioni molto lunghe della durata anche di 120 minuti ad una profondità anche di 2000 mt. In superfice emette un caratteristico soffio inclinato in avanti e solleva la coda in posizione verticale per immergersi. Può raggiungere estensioni comprese tra i 12 e i 18 metri. Ha un capo grande, con dimensioni pari ad un te3rzo del suo corpo, squadrato ed appiattito. Lo sfiatatoio all’estremità anteriore del capo è spostato verso sinistra ed il soffio è inclinato in avanti a 45°. Una pinna dorsale poco pronunciata (pariu ad un triangolo smussato), inoltre quando si immerge mostra la coda
SPECIE ALIENE
Nel Mar Mediterraneo ci sono nuovi organismi vegetali ed animali, con gli anni varie specie sono arrivate ed altre stanno arrivando, accidentalmente o intenzionalmente, da luoghi molti distanti dal loro habitat originario. Queste specie vengo definite aliene e talvolta si adattano benissimo al nuovo ambiente stabilizzandosi e riproducendosi nella nuova area, altre volte si estinguono rapidamente. In alcuni casi i nuovi arrivati si adattano talmente bene che mostrano una crescita veloce e spesso invasiva a tal punto da rappresentare una minaccia per la biodiversità del nostro mare, causando così un danno agli ecosistemi.
Le specie aliene possono determinare diversi impatti sulle condizioni locali naturali tra cui: competizione con organismi autoctoni (nativi del luogo), cambiamenti strutturali degli ecosistemi, talvolta tossicità diretta, infatti molte volte gli organismi tropicali sono velenosi ed infine possono costituire un ricettacolo di parassiti o addirittura un veicolo di patogeni per i quali gli organismi locali non sono preparati.
Il mar Mediterraneo ha due grandi vie d’ingresso per le specie aliene: dal Mar Rosso tramite il Canale di Suez e dall’Atlantico tramite lo stretto di Gibilterra. Il fenomeno di questi spostamenti migratori è da associare ai cosiddetti ‘’cambiamenti globali’’ da attribuire alle anomalie climatiche e al surriscaldamento delle acque, fenomeno conosciuto come ‘’tropicalizzazione’’.
Anche l’AMPCC ospita alcune specie aliene tra cui:
Granchio corridore (Percnon gibbesi)
Scorfanotto di Madeira (Scorpaena maderensis)
Alga invasiva (Caulerpa cylindracea)
Alga rossa (Asparagopsis taxiformis)
Pesce balestra (Balistes capriscus)
Pesce pappagallo (Sparisoma cretense)
Pesce trombetta (Macroramphosus scolopax)
Pesce flauto (Fistularia commersonii)
Alga killer (Caulerpa taxifolia)
Se avvisti una di queste specie: Fotografa l’esemplare, prendi nota del luogo di avvistamento, invia una mail a info@ampcapocarbonara.it.
Così riusciremo a controllare la loro diffusione grazie alla partecipazione e collaborazione di tutti e all’attuazione di comportamenti corretti e3 rispettosi dell’ambiente.